“Il nome di battaglia Bulow mi fu affibbiato da Michele Pascoli, un grande conoscitore di storia napoleonica; era quello di un grande stratega prussiano F.W. Von Bulow.”
A. Boldrini
“Abbiamo combattuto per la libertà di tutti; per la nostra, quella di chi non partecipava e per quella di chi era contro.”
A. Boldrini
“La Liberazione fu come un secondo Risorgimento che finirà solo quando avremo giustizia.”
A. Boldrini
“L’Antifascismo non può ridursi alla sola ripulsa del fascismo ma impone una critica puntuale sullo stato della Democrazie e sui guasti della società perché Antifascismo, Democrazia e Costituzione sono i pilastri dello Stato moderno.”
A. Boldrini
“Ai politici attuali dico fate le primarie e interpretate il vostro ruolo solo con spirito di servizio.”
A. Boldrini
Arrigo Boldrini nacque in Ravenna il 6 Settembre 1915 da famiglia originaria di Bologna e da madre, Angelina Gulminelli, di Argenta (FE), cugina di un volontario garibaldino. Suo padre, Carlo, quale sergente d’artiglieria partecipò alla Guerra ‘15-’18 con i fratelli Pietro e Giovanni (e fu partigiano nel 1944-’45), venne ferito in battaglia mentre Pietro morì di malattia contratta al fronte.
La famiglia visse, fino alla Seconda Guerra Mondiale, dell’attività di trasporto persone, dapprima con carrozze a cavalli e poi con taxi ed un pullman. Arrigo Boldrini fu educato in coerenza con la dottrina cattolica ed i principi della solidarietà sociale. Infatti sua madre fu cattolica praticante e suo padre fu d’orientamento socialista e non fu certamente fascista. Carlo, tra l’altro venne alle mani col podestà fascista di Ravenna e ne fu processato. Pertanto Arrigo Boldrini frequentò la parrocchia di Santa Maria in Porto, prossima alla casa paterna, dove don Sangiorgi, amico del martire antifascista don Giovanni Minzoni, insegnò a lui, a Benigno Zaccagnini e ad altri ragazzi i principi della democrazia oltre che della carità. Qui nacque con Zaccagnini una forte amicizia che durò per tutta la vita. “Amicissimi avversari” dichiarò questi.
Dopo aver conseguito il diploma di perito agrario, mal sopportando il totalitarismo fascista, s’inscrisse alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna quale studente lavoratore. Però per le successive vicende belliche seguite e per la sua elezione al Parlamento non riuscì a conseguire la laurea. Per poter ottenere l’impiego presso l’Eridania pare fu iscritto al P.N.F. dal 1937, per qualche anno, così come una larga moltitudine d’Italiani e per 21 giorni, nel Settembre 1939, pensando erroneamente di poter evitare il fronte della guerra in avvicinamento, fu capo manipolo della M.V.S.N. avendo egli già conseguito il grado di tenente di complemento di Fanteria. Egli riconobbe l’errore, mai lo negò, e riuscì per “ragioni di salute” a liberarsi dalla milizia. Per l’Eridania lavorò a Ravenna, Padova, Littoria e Napoli dove entrò in contatto con personalità dell’antifascismo quale il poeta Libero Bovio. Partito nel 1942 per il fronte bellico nel sud della Jugoslavia (Bocche di Cattaro) comandò la Compagnia Comando e Servizi del 120^ Reggimento Fanteria e mai partecipò ad azioni belliche. Ebbe anzi contatti con locali fiancheggiatori della Resistenza jugoslava giungendo a rifiutarsi di comandare un plotone d’esecuzione per la fucilazione d’alcuni partigiani locali. L’avvedutezza del suo Comandante che aveva capito quali sarebbero state le sorti della guerra imperialista nazi-fascista gli evitò la Corte Marziale. Nel luglio 1943, pochi giorni prima della caduta del fascismo, rientrò in Italia, ufficialmente per ragioni di salute. L’8 Settembre del ’43, alla sera, arringò i ravennati raccolti in piazza Garibaldi a Ravenna a continuare la guerra per cacciare i Tedeschi ed i fascisti. Riuscì a fuggire a stento all’arresto per l’aiuto dell’operaia Lina Vacchi (martire della Resistenza e Medaglia di Bronzo al V.M.) cominciando subito con Mario Gordini, Gino Gatta, Ennio Cervellati, Michele Pascoli ed altri ad organizzare la guerriglia partigiana. Subito assunse incarico di primo piano per poi diventare dopo alcuni mesi leader nel ravennate con incarichi anche di coordinamento della guerriglia su scala romagnola. A lui si deve l’ideazione della pianurizzazione della guerriglia, cioè dello sviluppo di una rete guerrigliera coordinata nelle campagne della pianura ravennate, centrata sul sostegno fondamentale dei contadini, delle loro famiglie, e la collaborazione di ceti operai, intellettuali ed urbani nonché sulle opportunità offerte dal territorio vallivo a nord-est di Ravenna. Tale esperienza ben riuscita fu la prima e la più importante della Resistenza italiana. A lui si deve poi l’ideazione del piano militare per la Liberazione di Ravenna (4 dicembre 1944) che fu approvato dal Comando dell’VIII Armata Britannica ed attuato dai partigiani ravennati da lui guidati e dai reparti alleati che però non mantennero fino in fondo gli impegni assunti. Ravenna fu liberata, non venne perciò ulteriormente bombardata dagli Alleati, i suoi importantissimi tesori d’arte nonché le infrastrutture non colpite fino ad allora furono in salvo. Entrarono in città i partigiani e poi i Canadesi mentre i Tedeschi già all’alba di quel giorno, temendo anche uno sbarco alleato dall’Adriatico, ne erano usciti già sconfitti. Tale netto successo valse ad Arrigo Boldrini, Bulow (definito dai britannici “pimpernel” cioè l’ “inafferrabile”), la proposta di decorazione in oro al valor militare avanzata al Governo italiano dal Generale McCreery, Comandante dell’VIII Armata Britannica ed appuntagli dal medesimo in quella stessa piazza Garibaldi in Ravenna il 4 Febbraio 1945.
La 28^ Brigata partigiana da lui comandata fino a fine guerra, ebbe pienamente riconosciuto il ruolo avuto e fu integrata – fatto rarissimo – nello schieramento alleato, posizionata alla destra del Gruppo di Combattimento “Cremona” del Regio Esercito Italiano, e alle sue dirette dipendenze. L’esperienza resistenziale ravennate rappresentò il più riuscito atto di stretta collaborazione fra Resistenza partigiana organizzata ed Alleati in Italia (così Roberto Battaglia in “Storia della Resistenza Italiana”). La bandiera della 28^ fu decorata con l’argento nel Settembre 1945 su proposta del Generale Primieri Comandante del “Cremona”.
Finita la II Guerra Mondiale, Arrigo Boldrini, ai primi di Luglio 1945, si trasferì a Milano all’esecutivo nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia; a Settembre fu nominato alla Consulta Nazionale e poi nel Giugno del 1946 fu eletto deputato alla Costituente. Dalle elezioni politiche del 1948 fino a quelle del 1976 fu deputato eletto nella circoscrizione dell’Emilia-Romagna orientale nella quale fu anche capolista per il P.C.I. al quale aveva aderito nel 1943. Dal 1976 al 1994, anno del suo ritiro volontario dal Parlamento, fu eletto senatore nel collegio di Ravenna per il P.C.I. e per il P.D.S.
Al Parlamento fu sempre membro della Commissione Difesa della quale fu anche Vice-Presidente; alla Camera dei Deputati fu vice-presidente generale al fianco di Sandro Pertini dal 1968 al 1976. Verso la fine degli anni settanta fu eletto anche membro dell’Unione Europea Occidentale dove sostenne la scelta europeista negli anni della sua permanenza. Dal 1947 al 2006 fu ininterrottamente Presidente nazionale dell’ANPI e poi Presidente onorario fino alla sua scomparsa fisica avvenuta il 22 Gennaio 2008, nonché Presidente, fino a quel giorno, della Fondazione del Corpo Volontari della Libertà.
Nel 1994 fu nominato dal Presidente della Repubblica Scalfaro, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica. Nel corso degli anni ’90 fu indicato più volte per la nomina a Senatore a vita e nel corso dell’elezione del Presidente della Repubblica ricevette alcuni voti dal Parlamento riunito in seduta congiunta. Per il Partito Comunista Italiano fu Consigliere comunale nel primo dopoguerra a Ravenna, risultando il più votato, fu Segretario della federazione ravennate dal 1950 al 1956; fu sempre membro del Comitato Centrale dalla fine della guerra fino allo scioglimento del partito nonché membro della Direzione nazionale negli anni ’50 e fra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80. Fu profondamente legato alla politica della via democratica al socialismo di Togliatti interpretandola in stretto legame con la difesa e l’attuazione della Costituzione nonché con la ricostituzione dell’unità antifascista. Fu politicamente vicino a Berlinguer che lo volle Presidente della Commissione Centrale di Controllo. Critico nei confronti delle cosiddette esperienze del socialismo reale, le espresse direttamente a Mosca, Praga, l’Avana, Varsavia, Budapest, Pechino ben prima della caduta del muro di Berlino. Aiutò le Resistenze portoghese, spagnola, cilena, greca, argentina, uruguaiana (fu a Montevideo), iraniana contro le rispettive dittature. Sostenne le cause indipendentiste algerina (fu a Tunisi accolto dagli esponenti in esilio del F.N.L.) e vietnamita (fu ad Hanoi dove con Cesare Musatti accompagnò un treno di medicinali e aiuti umanitari e conobbe Le Duan, Segretario del Partito Comunista Vietnamita); quella nazionale curda e quella antisegregazionista di Mandela. Dopo lo scioglimento del P.C.I. co-fondò il P.D.S. ed aderì poi ai D.S. eletto sempre negli organismi dirigenti nazionali di questi due partiti. Non aderì al P.D. Fu sempre un convinto sostenitore delle politiche per la coesistenza pacifica, il disarmo bilaterale e bilanciato, la salvaguardia della Pace mondiale, il superamento dei blocchi militari.
Fu profondo conoscitore e studioso delle politiche di difesa il che lo fece considerare il maggior esperto in materia del P.C.I., rispettato negli ambienti militari. In particolare si interessò ed operò per la democratizzazione delle Forze Armate e degli apparati di sicurezza dello Stato nel convincimento dell’importante ruolo ricoperto da essi per la democrazia repubblicana ed il suo rafforzamento. Sempre difese la Costituzione con grande impegno (ai primi di luglio 1960 terroristi fascisti gli incendiarono la casa), in tutte le fasi critiche della vicenda politica italiana. Durante gli anni del terrorismo, cioè anni ’70 e ’80, s’espose contro di esso in tantissime piazze d’Italia nel corso di manifestazioni per la difesa della democrazia e fu anche a Palermo contro la mafia.
Uomo di grande sensibilità umana, aperto verso i giovani e la cultura in evoluzione, schierato per la parità fra uomo e donna, per la Libertà, l’Eguaglianza dei cittadini, per il superamento di ogni ostacolo socio-economico che ne impediscono il pieno sviluppo, nel turbine spesso drammatico delle ideologie del novecento riuscì a ricoprire un costante, riconosciuto ruolo di frontiera democratica progressista. Sempre si impegnò al fianco degli oppressi. Scrisse diverse pubblicazioni, fra queste: “Esercito e politica in Italia” (Editori Riuniti), “Il Diario di Bulow” (Odradek), “Enciclopedia della Resistenza” (Teti editore). Nei quasi cinquanta anni al Parlamento mantenne sempre un rapporto stretto con i suoi elettori di Ravenna per la soluzione dei cui problemi socio-economici fu in prima fila.
Arrigo Boldrini nel 1946 sposò Maria Cipriani (figlia del Capitano della Marina Mercantile Antonio Cipriani – cavaliere del Regno d’Italia – e di Filomena Larini, viareggini) dalla quale ebbe due figli: Bianca, deceduta nella fase del parto il 10 giugno 1947 e poi Carlo. Cultore di musica operistica e classica ebbe rapporti amichevoli con più esponenti dell’arte, dal pittore Renato Guttuso al poeta spagnolo Raphael Alberti, al tenore Giuseppe Di Stefano, al critico Raffaele De Grada, ai registi cinematografici Giuseppe De Santis e Carlo Lizzani.
I Presidenti della Repubblica Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e post-mortem, Mattarella, ripetutamente riconobbero e sottolinearono l’importante ruolo avuto da Arrigo Boldrini per l‘affermazione, la difesa, lo sviluppo della democrazia in Italia, delle sue istituzioni e della libertà nazionale. Oltre alla Medaglia d’Oro al V.M. fu insignito di tre Croci di guerra e di medaglie d’onore cecoslovacca, polacca, statunitense, jugoslava e sovietica. Fu nominato cittadino onorario dai Comuni di Alfonsine (Ra), Fusignano (Ra), Comacchio (Fe), Reggello (Fi), Abbadia San Salvatore (Si), Maglie (Le), Tricase (Le), Campi Salentina (Le), Rossiglione (Ge), Anzola nell’Emilia (Bo), Donada (Ro). Ebbe medaglie onorarie dai Comuni di Genova, Savona, Aquileia (Sigilli Civici), Prato (Gigliato d’Oro), Livorno (La Livornina).
Arrigo Boldrini per diverse volte negli anni fu chiamato in causa, erroneamente, dall’estrema destra politica italiana per le tragiche vicende di fine Aprile – Maggio 1945 accadute a Codevigo (PD). A coloro che ancora continuano stoltamente a ripetere quell’assurda litania si rammenta ancora che il Comandante Bulow non fu mai processato né amnistiato per tali vicende né per altre stante l’insussistenza dei carichi e che nel 1996 egli vinse una causa contro Vittorio Sgarbi che l’accusò d’assassinio con conseguente ritrattazione, scuse pubbliche sulla stampa da parte di questi e pagamento di un risarcimento del danno provocato.
Quindi il figlio Comm. dr. Carlo Boldrini il 4 Aprile 2017 vinse una causa da lui intentata contro chi aveva tacciato il Comandante Bulow di essere il boia di Codevigo.
Nei giorni del suo decesso, il 22 Gennaio 2008, tutte le principali testate giornalistiche, ed alcune straniere quali The Times, El Pais, scrissero su di lui e così fu per le tv di Stato. Fu commemorato con sedute solenni alla Camera dei Deputati e al Senato dai due rispettivi Presidenti nel rispettoso silenzio di tutti i parlamentari presenti. Tutte le principali cariche dello Stato dal Presidente della Repubblica, a quello del Consiglio, a numerosi Ministri, alti esponenti delle FF.AA., a numerosi parlamentari europei, nazionali, regionali, a Presidenti di Regioni, Province, Sindaci di molte città ecc. ecc., ad alcune alte autorità religiose espressero il loro rispettoso cordoglio evidenziando il suo importante contributo alla democrazia, all’indipendenza, alla libertà, allo sviluppo nazionale. Così pure aderirono alcune ambasciate estere e numerose associazioni socio-economiche, culturali italiane. Al suo solenne funerale, in piazza del Popolo in Ravenna, parlarono con forte intensità il Vice-Presidente del Consiglio on. D’Alema, il Presidente nazionale dell’A.N.P.I. dr. Tino Casali, il Sindaco ravennate Matteucci, alla presenza di una rappresentanza militare, di molte autorità pubbliche, di esponenti di partiti, associazioni ecc. ecc. e di diverse migliaia di cittadini ravennati ed italiani giunti per l’occasione nonostante Arrigo Boldrini si fosse ritirato a vita privata da oltre un decennio. Un’ ondata d’intensissima, commossa partecipazione, grata ed assai sentita durata tre giorni, manifestatasi in contemporaneità con la crisi del Governo nazionale che si aprì proprio in quei giorni e portò alle elezioni politiche.
Molti storici, giornalisti, politici hanno scritto su di lui ma per informazioni approfondite su Arrigo Boldrini si consigliano:
– Atti parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica dal 1946 al 1994
– “Gli anni di Bulow” di Cesare De Simone, edizioni Mursia
– “Quelli di Bulow” di Guido Nozzoli, Editori Riuniti
– “Il Comandante Bulow” di Edmondo Montali, edizioni Ediesse
– “Codevigo: Aprile-Maggio 1945. Dalla parte di Bulow” di Carlo Boldrini
– Atti del convegno per il centenario della nascita di Arrigo Boldrini. Ravenna 9 Ottobre 2015 presso Istituto Storico della Resistenza ed Età Contemporanea di Ravenna. Relatori: prof. Luciano Casali, on. Achille Occhetto, prof. Carlo Galli, dr. Edmondo Montali, dr. Niccolò Da Lio, con testimonianza conclusiva del dr. Carlo Boldrini. Patrocinatori: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Difesa, Regione Emilia-Romagna e Comune di Ravenna. L’iniziativa ottenne il premio della Presidenza della Repubblica. Ad essa partecipò anche un rappresentante della britannica Popski Private Army che combatté a fianco di Bulow, il dr. Roy Paterson.
– Atti della celebrazione del centenario di Arrigo Boldrini presso la Camera dei Deputati. Roma 15 Settembre 2015. Relatori: i due Presidenti della Camera e del Senato, il Presidente emerito della Repubblica sen. Giorgio Napolitano, il prof. Carlo Smuraglia, il prof. Alberto De Bernardi.
Le relazioni del Presidente Giorgio Napolitano e del prof. Carlo Smuraglia sono leggibili dai seguenti link.